Vegetariano Jingsudian
di Alessandro Cantonetti
Terminato l'"asilo italiano" del nano, al solito ieri siamo partiti per raggiungere il ristorante prescelto per il nostro, ormai tradizionale, pranzo del sabato. Di solito la scelta avviene nel seguente modo: il nano è all'asilo e io e mia moglie ci godiamo le tre ore di tranquillità facendo colazione in zona e discutendo su cosa e dove mangiare per pranzo all'uscita dalla scuola. Stavolta avevamo optato per un "ever-green", uno di quei ristoranti che non ci hanno mai delusi: 陷老满 Xian Lao Man, traducibile a grandi linee come "Ripieno sempre abbondante". Il capostipite della catena è nella zona di 鼓楼 Gulou, la Torre del Tamburo, ed è garanzia di cucina pechinese vecchio stile, e di ottimi 饺子 Jiaozi, i ravioli (da qui il nome del locale....con allusione al ripieno dei ravioli in questione). Stavolta abbiamo deciso per un posto un po' più vicino a 团结湖 Tuanjiehu, dove si trova l'ambasciata Italiana, in modo da non dover perdere troppo tempo per arrivare (memori della scorsa volta, in cui abbiamo perso diverso tempo alla ricerca del minuscolo locale che avevamo scelto:) ). Essendo uno dei nostri posti favoriti, siamo abbastanza familiari con le diverse filiali, per cui siamo rimasti un po' perplessi quando sul nostro smartphone abbiamo visto una filiale chiamata 京素店 Jingsudian. Solo al nostro arrivo abbiamo finalmente svelato l'arcano del nome...si trattava di una filiale "vegetariana" della catena, che prima non esisteva (京素店 sta per negozio -店 - vegetariano - 素 da 素食 Sushi, vegetariano - di Pechino, 京 Jing di 北京 Beijing, che vuol dire capitale). Da buoni "carnivori" abbiano un po' titubato, ma complice anche la stanchezza e la fame, abbiamo deciso di provare. Essendo famoso per i ravioli, ne abbiamo prese due porzioni, rigorosamente con ripieno vegetariano: 茴香鸡蛋 Huixiang Jidan, cioè uovo e finocchiella, e 茄子西红柿 Qiezi Xihongshi, melanzane e pomodoro. La finocchiella è sempre, almeno per noi, una garanzia, e l'abbinamento classico con l'uovo è immancabilmente ottimo. Melanzane e pomodoro invece ci ha lasciato un po' indecisi, forse troppo delicato nel sapore, ma sicuramente buono. Altro cavallo di battaglia della cucina pechinese è il 麻豆腐 Madoufu, un sottoprodotto della lavorazione dei fagioli di soia (come da noi si dice "del maiale non si butta via niente", qui può valere il detto "della soia non si butta via niente") che viene cotto e insaporito in padella, spesso anche con del peperoncino. Ovviamente, essendo in un ristorante vegetariano, ho dovuto rinunciare alla cottura con 羊油 strutto di montone, che conferisce al piatto il classico aroma. Il nano si è divertito a mandarmi "a caccia" dei fagioletti di soia nascosti, che adora mangiare. Per continuare abbiamo scelto 橄榄菜炒鲜蚕豆 Ganlancai Chao Xian Candou, fave fresche ripassate in padella con una specie di cimette di rapa, davvero ottime (anche se, per un italiano come me, vedere il nome 橄榄菜 Ganlancai scritto con quei caratteri - Ganlan significa oliva, e Cai significa verdura - è stata un po' una sorpresa, fin quando non ho capito che si tratta di una scritta un po' "alternativa" del più semplice e immediato 甘蓝菜 Ganlancai, identica pronuncia ma con toni diversi, e che è il nome di un tipo di cavolo), e delle 素丸子 Suwanzi, polpettine vegetariane (in realtà delle polpettine di tofu fritte) servite una buona dose di 炒白菜 Chaobaicai, cavolo cinese in padella (ha fatto quasi commuovere mia moglie, che se lo è divorato dicendo che le ricordava tantissimo i sapori della sua infanzia).
Tutto sommato una variazione inaspettata, ma davvero non male. Anche se non so se lo sceglierei ancora o tornerei nei Xianlaoman più classici.
Alessandro Cantonetti
Mi chiamo Alessandro Cantonetti, ho 41 anni e vivo a Pechino con mia moglie da 6 anni. Abbiamo anche un frugoletto italo cinese di quasi 3 anni, nato a Pechino, ma romano da parte di papà. La cucina e il cibo sono sempre state mie passioni (come utente "attivo" e "passivo":) e vivendo qui non potevo non innamorarmi di una cucina superba, raffinata, varia e complessa (almeno quanto l'Italiana), ma da noi tristemente misconosciuta.